domenica 31 agosto 2008

Un presidente a fumetti

Qualche tempo fa venne diffusa la notizia che la IDW Publishing, una casa editrice americana, avrebbe pubblicato due albetti spillati di 18 pagine con le biografie dei due candidati alla presidenza americana, Barack Obama e John McCain.

Alcuni autori di fumetti, poi, così come molte personalità dello spettacolo, si sono schierati apertamente a favore del candidato democratico. L'ultimo (in ordine di tempo) è Erik Larsen, che ha utilizzato una variant cover della sua storica serie Savage Dragon (pubblicata da Image Comics) per lanciare un messaggio promozionale. Eccola qui:

C'è da ricordare anche che, in occasione della precedente tornata presidenziale, era stato lo stesso personaggio di Larsen a candidarsi per l'elezione alla Casa Bianca del suo mondo fittizio.

Certo che Obama è sicuramente il più simpatico (almeno all'apparenza) tra i due candidati e quello che negli ultimi decenni ha saputo incarnare al meglio i valori del partito democratico americano. Una ventata d'aria nuova, in sintesi. Ma, andando a scavare meglio, l'idea che mi son fatto è che, anche in questo caso, come accade sempre più spesso nel mondo della politica internazionale, ci sia da scegliere solo per il male minore. E Obama, davanti al guerrafondaio e conservatore McCain, sicuramente non fa una figura così pessima come dovrebbe.

In un post di qualche giorno fa sul blog del grandissimo Luca Boschi potete anche ammirare le pubblicità di alcuni spassosi giocattoli ispirati ai due candidati (e non solo).

domenica 24 agosto 2008

Lone Wolf & Cub di Kazuo Koike e Goseki Kojima

Qualche mese fa, la Panini Comics ha portato a termine la pubblicazione dell'edizione italiana del bellissmo manga Lone Wolf & Cub di Kazuo Koike e Goseki Kojima, un'opera straordinaria ambientata nel Giappone feudale, tra le più belle mai importate nel nostro paese dal Giappone, dove i personaggi sono talmente popolari da far parte dell'immaginario collettivo da decenni ormai, grazie anche a serie televisive e film (che sono arrivati anche da noi). Uno di questi viene citato di sfuggita anche da Quentin Tarantino in Kill Bill vol. 2 (prima del finale, nella scena in cui Black Mamba ritrova la propria figlia e insieme si addormentano davanti alla televisione: ebbene, in quel momento stanno proprio guardando le avventure del ronin Itto Ogami e del suo figlioletto Daigoro tratte dal film Shogun Assassin).
Da un punto di vista tecnico/narrativo si tratta di un'opera qualitativamente inarrivabile, capace di raccontare per immagini come pochi altri fumetti. Frank Miller (che in seguito alla lettura di Lone Wolf & Cub ha realizzato la miniserie Ronin) ha detto di averla apprezzata fin da subito, nonostante l'abbia scoperta in edizione giapponese senza poterne capire i dialoghi. Lo stesso Miller ha poi realizzato le copertine dei primi 12 volumi dell'edizione americana (scelte anche per l'edizione italiana).

Fin da quando ho letto l'ultimo volume di questa serie (composta da 28 tomi) ho pensato di scrivere qualcosa di particolarmente approfondito a riguardo, ma ho scoperto che c'è già chi l'ha fatto, certamente meglio di come avrei potuto farlo io, così mi limito a segnalarvi il link. Si tratta del bravo Guglielmo Nigro, che ha dedicato un articolo a Lone Wolf & Cub sulle pagine de Lo Spazio Bianco, come potete scoprire cliccando qui.

giovedì 21 agosto 2008

Le Paperolimpiadi di Romano Scarpa

L'altro giorno sono andato in edicola per comprare il trentesimo volume de La Grande Dinastia dei Paperi e tra i fumetti della Disney ho trovato un volume intitolato Paperolimpiadi. Tornando con la memoria a una storia omonima che avevo letto da bambino, nel 1988, e di cui avevo cercato invano per anni un'edizione in volume di qualche tempo fa, l'ho preso freneticamente in mano e sono corso all'indice, solo per scoprire che, in effetti, all'interno c'era proprio quella magnifica storia di Romano Scarpa! Ovviamente l'ho preso al volo e me lo sono divorato nel giro di un paio di serate (neanche tanto afose, rispetto alla media stagionale).

Temevo di poterne rimanere deluso, come spesso mi è capitato nel rileggere cose che invece da bambino mi erano sembrate grandiose, ma per fortuna non è stato così. La storia infatti, ambientata durante le Olimpiadi di Seul del 1988, è eccezionale, ben scritta e dai contenuti veramente sorprendenti. Non è infatti la classica storia a sfondo sportivo con Paperino che tenta di fare l'atleta pur non essendone in grado. E' piuttosto una lunga avventura nella quale intervengono numerosi personaggi (compresi Topolino e Sgrizzo Papero, di cui mi ero completamente dimenticato), ricca di inserti fantascientifici, sentimentali e addirittura "politici" (nel senso ampio del termine), una cosa che oggi sarebbe probabilmente impensabile per una storia pubblicata sul settimanale più celebre della Disney. Un intero capitolo della saga è infstti dedicato alle vicende storiche che hanno portato alla separazione tra le due Coree e le conseguenze che ne sono derivate. L'argomento è trattato ovviamente con un taglio umoristico, ma in maniera comunque "colta", non da bambini decebrati (e da "conservare" inconsapevoli sotto vetro) come sembrano voler (anzi, dover) fare gli autori contemporanei.

Certo, c'è anche da dire che questa storia è di Scarpa, che, secondo me, tra gli autori Disney è secondo solo al grandissimo Carl Barks, ma le atmosfere di questa storia sono perfettamente in linea con quella di tutte le altre storie (o quasi, ovviamente) pubblicate sul settimanale fino ai primi anni '90, quando le vendite superavano il milione di copie. Invece oggi la qualità sembra non pagare (anche la schifezza, in realtà, se si pensa a quante poche centinaia di migliaia di copie venda oggi Topolino), come dimostra anche la recente, infausta, chiusura della testata Zio Paperone.

lunedì 18 agosto 2008

Dylan Dog passati, presenti e futuri

Non mi piace Dylan Dog. Non mi è mai piaciuto. Non tanto la serie quanto proprio il personaggio. In passato ho letto decine e decine di sue storie, prevalentemente a scrocco però, così, quando in occasione del ventennale del personaggio la Bonelli ha iniziato la pubblicazione dell'ennesima ristampa, ho pensato di prenderla. Proprio qualche giorno fa ho letto il tredicesimo numero, rimanendo ancora una volta deliziato per l'alta qualità delle storie anche in assenza di Tiziano Sclavi: profondi rimandi alla società dell'epoca (che nel frattempo è cambiata profondamente, ma la cosa sembra non notarsi quasi per niente), trame avvincenti, originali e fresche ancora oggi, pochi clichè ma utilizzati in maniera iconoclasta, un citazionismo raffinato e disegnatori eccezionali come Giampiero Casertano e Corrado Roi. Non sono poi un grande amante dell'horror-splatter, ma apprezzo tantissimo quello che gioca con le paura della psiche umana, soprattutto quelle nate dalle interazioni e dai conflitti tra individui, di cui Sclavi è stato maestro nel saper illustrare. Insomma, è vero che non apprezzo molto il personaggio in sé (probabilmente per il fatto che si piange sempre un po' troppo addosso), ma queste storie più "vecchie" sono talmente belle che si fa fatica a non apprezzarle.

Di contro, ieri ho finito di leggere il secondo Dylan Dog Color Fest, che fa capire come il personaggio negli ultimi tempi sia diventato forse un po' troppo stantìo, costretto a recitare sempre la stessa commedia, con gli stessi trucchi narrativi, con le stesse battute e le stesse citazioni. Ma andiamo per ordine con le storie contenute in questo volume:

- Il pianeta dei morti di Alessandro Bilotta e Carmine Di Giandomenico è la storia sicuramente più originale tra le 4 presenti nel volume. Ambientata nel futuro, gioca però troppo con i clichè del personaggio, sotto ai quali rimane una trama forse un po' troppo povera, a conferma di quanto dicevo poco sopra. I disegni, però, sono ottimi, pur non riuscendo a vedere Carmine su un'altra storia di Dylan che non sia questa.

- Videokiller di Paola Barbato e Angelo Stano è invece una storia interessante, forse troppo cervellotica, dato che bisogna rileggerla un paio di volte per comprenderla bene, e un po' fine a sé stessa. Ottime le illustrazioni di Stano, che però risultano troppo statiche e poco narrative.

- Il mago degli affari di Pasquale Ruju e Nicola Mari è il peggio del peggio. La trama è inconsistente e banale, senza guizzi e per giunta con un retrogusto molto forte di "vetusto". Mari a colori è invece un'eresia che si sarebbe potuta evitare.

- L'inferno in terra di Giovanni Gualdoni e Roberto De Angelis è infine la storia che mi è piaciuta di più. Sebbene venata di una retorica un po' troppo marcata, è comunque ben costruita, ben ritmata e ricorda (da lontano) le narrazioni oniriche di Sclavi, che a me piacciono molto. Ottimo anche De Angelis, pulito ed espressivo come sempre.

Nel complesso, quello che mi ha deluso di più, è, come già l'anno scorso, il fatto che la presenza del colore sia solo una semplice aggiunta commerciale, non un qualcosa su cui poter giocare anche a livello narrativo, come per esempio ha fatto (in maniera esemplare) Alfredo Castelli su Martin Mystère in un paio di occasioni (mi riferisco ai numeri 100 e 200 della serie regolare dedicata al personaggio, intitolati rispettivamente Di tutti i colori! e Lo spettro della luce).
Se desiderate leggere un'opinione leggermente diversa, proprio oggi è stata messa online su Comicus.it la recensione di questo volume dall'orrida grafica di copertina, scritta da Giovanni La Mantia.

mercoledì 13 agosto 2008

In ricordo di Mike Wieringo

Il 13 agosto dello scorso anno è scomparso il disegnatore americano Mike Wieringo, apprezzatissimo negli States ma anche in Italia. Per l'occasione vi segnalo lo speciale che Comicus.it realizzò, con la solita passione e attenzione, in seguito al tragico evento, ma ho pensato di proporvi anche un articolo sull'autore, che ho scritto per il n. 155 di Fumo di China.

Lo scorso 13 agosto una tragedia ha scosso il comicdom statunitense e non solo: all’età di 44 è infatti deceduto per un infarto il disegnatore Mike Wieringo. Conosciuto anche con il soprannome di ‘Ringo, era tra gli autori più apprezzati dai fan, grazie a una lunga carriera passata a disegnare alcuni dei più importanti personaggi Marvel e DC, ma soprattutto per la sua famigerata naturalezza, che traspariva con incanto anche dai suoi disegni pieni di vita e di spontaneità. Nato in Italia, aveva iniziato a pubblicare per la piccola casa editrice Millenium Publications nel 1991, subito dopo la laurea in Communication Arts and Design presso la Virginia Commonwealth University (che ha sede a Richmond, in Virginia). Furono Brian Steelfreeze e Karl Story dei Gaijin Studios a procurargli quel primo lavoro, dopo che Mike aveva mostrato loro i propri lavori alle più importanti convention americane. Se pure di scarsa rilevanza, questo incarico gli servì per farsi notare dalla DC Comics, che gli affidò prima un paio di storie della Justice League per poi dirottarlo sulla serie regolare di Flash, da poco rilanciata da Mark Waid e già rimasta orfana di Greg La Roque. Il tratto di Wieringo era ancora acerbo e incerto, nonostante fosse già fresco e dinamico. All’epoca il suo stile era fortemente influenzato da uno dei classici autori del Velocista Scarlatto, Carmine Infantino, ma nella mimica dei personaggi ricordava molto anche Kevin Maguire, reduce dal successo della Justice League International con J.M. DeMatteis e Keith Giffen. Fin da subito, ‘Ringo iniziò a prendersi anche delle leggere licenze anatomiche, ma apparentemente senza un preciso progetto grafico, se non quello di rendere più spettacolari le tavole. Su The Flash ebbe anche l’occasione di contribuire alla creazione di un personaggio che avrebbe avuto subito una notevole importanza nel cosmo DC: Bart Allen, ovvero Impulso, nipote di Barry Allen (il Flash della Silver Age) e che di lì a poco sarebbe diventato anche titolare di una propria testata.

In quello stesso periodo, in America iniziarono a diffondersi ancor più che in passato i fumetti giapponesi, impressionando molti disegnatori tra i quali Joe Madureira (Uncanny X-Men), Jeff Matsuda (X-Factor) e lo stesso Wieringo, che nel frattempo era passato alla Marvel. Nel 1996 Mike divenne infatti il disegnatore ufficiale della serie The Sensational Spider-Man, appena conclusa la Saga del Clone. Questo incarico (arrivato dopo aver disegnato uno strano incrocio tra l’Uomo Ragno e Superboy chiamato Spider-Boy, per la linea Amalgam) fu molto importante per la sua carriera, principalmente per due motivi: innanzitutto ebbe l’occasione di lavorare per la prima volta con il suo grande amico Todd DeZago (tra l’altro contribuendo anche a diversi soggetti); da un punto di vista stilistico, invece, il lavorare su un personaggio dalle posi spettacolari come quelle assunte dall’Uomo Ragno sopra i tetti di New York gli permise di provare ad amalgamare le influenze dei manga con il proprio stile. Per fortuna la sua striscia di storie fu lunga, perché Mike non riuscì a trovare subito le giuste misure di piedoni e occhioni alla “giapponese”.

Conclusa l’esperienza alla Marvel, nel 1999 ‘Ringo passò alla Image per poter pubblicare una serie da lui creata con l’amico DeZago e intitolata Tellos: una testata fantasy, con protagonista dei pirati, durata 10 numeri. In realtà, non fu pubblicata interamente sotto le insegne della Image, dato che nel 2000 il disegnatore, insieme ad altri amici e colleghi, fondò l’effimera etichetta dal nome di Gorilla Comics (ma sempre all’interno della Image). Wieringo comunque rimase sempre legato ai personaggi di Tellos, tanto da ripescarli di tanto in tanto per degli speciali o delle storie brevi. E proprio nell’ultimo periodo stava lavorando a dei nuovi personaggi da inserire nelle storie future, com’è possibile vedere dagli ultimi post del suo interessantissimo (e costantemente aggiornato) blog. Tellos è stata anche parzialmente pubblicata in Italia, dalla Panini Comics. In ogni caso, l’esperienza di una serie da lui creata, sul quale aveva dunque potuto lavorare senza l’assillo delle scadenze, gli permise di raffinarsi e di personalizzare al meglio il proprio stile, finalmente maturo.

Tale crescita fu ancor più evidente sulle pagine di Adventures of Superman, quando, tra il 2001 e il 2002, si trovò a dover realizzare le tavole più velocemente, adottando uno stile più asciutto ma sempre piacevole e dinamico. Nonostante questo, però, il suo Uomo d’Acciaio (sceneggiato da Joe Casey) era ugualmente una figura imponente e maestosa come era giusto che fosse. In piena guerra tra Marvel e DC per accaparrarsi gli autori più “caldi” a suon di contratti d’esclusiva, fu la prima a spuntarla. Wieringo ebbe la possibilità di ritrovare dopo ben 8 anni l’amico Mark Waid, con il quale realizzò un lungo ciclo di storie (36 episodi, di cui 27 firmati da Wieringo) della serie Fantastic Four. In una di esse, Mike ebbe addirittura la possibilità di disegnare uno dei suoi idoli, Jack “The King” Kirby, il creatore dei Fantastici Quattro. Le storie di Waid e Wieringo segnarono sicuramente un passo in avanti nella storia dei personaggi, pur non venendo purtroppo apprezzate da tutti i fan del Quartetto, che le giudicarono poco in linea con le caratterizzazioni più classiche (bisogna in effetti ammettere che almeno l’ultima saga, con protagonista Galactus, è stata scritta con molta superficialità, ma di questo il disegnatore non aveva sicuramente colpa).

Finito l’incarico, nel 2005 alla Marvel venne spontanea l’idea di affidargli le matite di una nuova serie dell’Uomo Ragno, Friendly Neighborhood Spider-Man, scritta da Peter David. Lo sceneggiatore “regalò” a Mike delle sceneggiature frizzanti e piene di azione con cui farlo trovare perfettamente a suo agio. Ma la loro collaborazione durò poco, soltanto 8 numeri, perché la Marvel chiese al disegnatore di occuparsi della miniserie Spider-Man and the Fantastic Four scritta da Jeff Parker. In realtà, finito questo lavoro, Mike avrebbe dovuto tornare a disegnare le storie di David, ma purtroppo non ne ha avuto l’occasione, a causa della sua prematura scomparsa.

Il modo migliore per rendergli un ultimo commiato è quello di pubblicare le sue stesse parole, pronunciate durante un’intervista rilasciata ad Alan David Doane del sito Newsarama: “Penso che la forza più grande che ho al tavolo da disegno sia quella di sentire che il mio lavoro è aperto e accessibile alla gente. Io ho, credo, uno stile “amichevole” di disegno con cui la gente può facilmente relazionarsi – e può essere descritto come un tipo di tratto “per tutte le età”. Ho sempre voluto essere un attore, ma non ho l’aspetto giusto – così ho cercato di infondere nel mio lavoro molta drammaticità o umorismo o tragicità, che sono richiesti in maniera appropriata, senza esagerare. E mi sono concentrato sul cercare di raffigurare il naturale linguaggio del corpo, qualsiasi cosa stia succedendo nella scena che sto disegnando.” E noi possiamo sicuramente affermare che ci sia riuscito in pieno, ogni volta che il nostro sguardo ricade sui suoi personaggi, ai quali è sempre stato facile affezionarsi per la forte umanità che emergeva anche quando indossavano dei costumi colorati da supereroi.

Bibliografia essenziale:

Justice League Quarterly nn. 11-12 (DC Comics)

The Flash vol. 2 nn. 80-92 (DC Comics)

Firearm n. 0 (Malibu Comics)

Rogue vol. 1 nn. 1-4 (Marvel Comics)

The Sensational Spider-Man vol. 1 nn. 8-31 (Marvel Comics)

Robin nn. 19-22, 25-31 (DC Comics)

Tellos nn. 1-10 (Image Comics/Gorilla Comics)

Adventures of Superman nn. 592-600 (DC Comics)

Fantastic Four nn. 472-507 (Marvel Comics)

Friendly Neighborhood Spider-Man nn. 1-5, 8-10 (Marvel Comics)

Spider-Man and the Fantastic Four nn. 1-4 (Marvel Comics)

martedì 12 agosto 2008

L'arrivo dei cloni (dopo i culoni)

Il giorno di Ferragosto negli States uscirà Star Wars: Clone Wars, nuovo film della saga di Guerre Stellari, il primo in versione animata (in 3D). Il lungometraggio, di 90 minuti, fungerà praticamente da episodio pilota per una serie televisiva (sempre animata tridimensionalmente) che dovrebbe essere composta da 100 episodi. La data di uscita italiana del film è stata invece fissata per il 19 settembre. Ecco il trailer italiano:

Star Wars: the Clone Wars - trailer italiano


La collocazione di questo nuovo film? Tra Episodio II - L'Attacco dei Cloni ed Episodio III - La Vendetta dei Sith, anche se tempo fa avevo letto da qualche parte che la serie televisiva sarebbe stata invece collocata tra le due trilogie.
Da buon fan di Star Wars (non abbastanza però da conoscere tutte le battute a memoria o travestirmi da Chebecca alle proiezioni o ancora partecipare a tornei di scherma con la spada laser) lo attendo con molta curiosità, pur non essendo totalmente convinto della qualità dell'animazione.

Ah, se non la conoscete, vi consiglio Wookiepedia, l'enciclopedia di Guerre Stellari in rete.

sabato 9 agosto 2008

Quel culone di Superman

Come riportato dal sito americano Uncivil Society, la DC Comics di recente ha tirato fuori un interessante carteggio intercorso tra il 1939 e il 1947 con Jerry Siegel e Joe Shuster, i due creatori di Superman. Sebbene queste lettere siano state rese pubbliche con l'intento di dimostrare che il personaggio venne creato su commissione della casa editrice (vicenda legata al riconoscimente della proprietà sul copyright del personaggio, per la quale le parti sono in lotta fin dagli inizi), rivelano anche particolari molto interessanti.

Iniziando dallo stesso Uomo d'Acciaio (che, lo ricordo, a giugno ha raggiunto la ragguardevole età di 70 anni), la casa editrice lamentò il fatto che il personaggio venisse disegnato con un sedere troppo grosso, dandogli un aspetto da omosessuale (?). Volete un esempio? Eccolo!

Ma le lettere dell'editore erano più che altro incentrate su Lois Lane, che risultava troppo sexy e formosa, tanto da sembrare incinta! Anche qui c'è un esempio molto chiaro.

Dopo un primo tentativo di "aggiustamento" andato a male, fu allora lo stesso editor dei due autori, Whitney Ellsworth a suggerire come avrebbero dovuto rappresentare Lois:

Per quanto riguarda il vestiario, invece, l'editor suggeriva di prendere ispirazione da riviste come Vogue e Vanity Fair.
Questa è sicuramente una vicenda che oggi fa sorridere, ma che da un'idea precisa di quanti problemi di tipo creativo abbia avuto per anni il fumetto americano (già molto tempo prima di giungere a Fredric Wertham e al suo Seduction of the Innocent del 1954) e soprattutto i suoi autori, per anni (più o meno fino agli '80) considerati pochissimo, in quanto semplici mestieranti al lavoro su personaggi troppo famosi per dipendere da loro (su quanto si sbagliassero, la storia è stata opportuna maestra).

lunedì 4 agosto 2008

Lego, mon amour...

Fin da bambino ho sempre amato i Lego, ne avevo tantissimi. A differenza di altri giocattoli, che smontavo e rimontavo a piacimento, per i mattoncini colorati ho avuto sempre una specie di "riguardo", attenendomi quasi esclusivamente a quanto scritto alle istruzioni degli oggetti che di volta in volta montavo, fosse una semplice automobile o una caserma dei pompieri.
Negli ultimi tempi, in rete, sta impazzando la moda di fare cose sempre più divertenti ed elaborate con i Lego, come dimostra il "genio" che sta riproducendo l'intera Bibbia, facendone una specie di buffo fotoromanzo. Il progetto si chiama The Brick Testament.

Da tempo, poi, YouTube è è pieno di filmati in stop motion che riprendono o parodizzano scene di film famosi. Vi consiglio soprattutto quelli su Star Wars.
Un paio di giorni fa, invece, mi è capitato di scoprire un sito, The Toy Zone, dove pubblicano foto di molti lavori fatti con i Lego, tra cui le riproduzioni di alcune copertine di album molto famosi, a partire da questa:

Ce ne sono 20 da vedere, alcune forse un po' troppo sofisticate, altre meravigliose (come quella di Nevermind dei Nirvana).
Sempre nello stesso sito si trova la classifica dei 10 giocattoli che vi manderanno all'inferno, tra cui spicca, almeno per quanto mi riguarda, la posizione numero 9:

Chiudo con una segnalazione anche per il sito Brickshelf, nel quale è possibile trovare anche uno splendido Alan Moore:

domenica 3 agosto 2008

Echo di David Mack

Questa settimana è uscito il numero 140 di Devil & Hulk, contenente, tra le altre cose, anche l'ultima parte di Echo: La ricerca della visione, arco narrativo della collana Daredevil scritto e disegnato da David Mack, autore celebre soprattutto per la serie indipendente Kabuki.

Non si fa sicuramente fatica a definirla un'opera molto particolare, soprattutto dal punto di vista grafico. Mack ha utilizzato una tecnica personale, che incrocia il disegno con la composizione grafica, rendendo ogni tavola diversa dalle altre e sfruttando in pieno molte delle potenzialità (non ancora ben comprese da tutti) del fumetto: il testo diventa parte integrante della grafica, un ulteriore elemento che arricchisce la pagina, non un "ingombro" per cui ricavare spazio. Penso poi, che, tra i disegnatori che fanno largo uso di elementi grafici computerizzati, sia uno dei pochi a lasciare molto spazio al disegno, che sia ad acquerello oppure semplicemplicemente schizzato per apparire (volutamente) infantile. Praticamente non ci sono vignette, tutta la pagina viene sfruttata. Per fornire comunque una scansione narrativa vengono utillizati elementi come cornici (quelle dei quadri, per intenderci) o addirittura merletti.
Anche la storia, poi, mi è piaciuta davvero molto. Si tratta di una specie di romanzo di formazione (attraverso la ricerca del proprio spirito guida) incentrato su un personaggio sicuramente minore dell'universo Marvel (anche se viene utilizzato sempre più spesso), ovvero Maya Lopez, conosciuta anche con il nome di battaglia di Echo, ragazza di origine indiana (d'America), sorda fin dalla nascita ma con la straordinaria capacità di replicare tutto ciò che vede anche solo per pochi attimi. Ho trovato molto carini soprattutto i passaggi in cui lei, da bambina, cuoriosamente cerca di scoprire il mondo che la circonda, chiedendo ripetutamente al padre che rumore facciano il sole, l'arcobaleno o le stelle.
Un'opera visionaria, anche grazie agli inserti legati alle tradizioni dei nativi americani, che sicuramente approfondisce il personaggio più di quanto avesse fatto la sua storia d'esordio (Parti di un buco, scritta da Mack e disegnata da Joe Quesada, di cui tra l'altro proprio questa settimana è uscita la ristampa in volume), che era incentrata soprattutto sulla sua entrata in scena e sulla sua particolare relazione con Matt Murdock/Devil.

E pensare che inizialmente la Panini Comics aveva deciso di non pubblicare questa storia (soprattutto perché il titolare della testata, Devil, si vede solo di sfuggita in un paio di occasioni, ma anche perché considerata troppo difficile per il lettore occasionale). E' dovuta però tornare sui suoi passi vista la presenza ormai stabile del personaggio tra i Nuovi Vendicatori.
Per leggerla, dunque, dovete recuperare i numeri di Devil & Hulk dal 137 al 140.

venerdì 1 agosto 2008

Cross Game di Mitsuru Adachi

Qualche mese fa, all'interno del Garage Ermetico, parlammo di Cross Game, serie più recente di uno dei pochi autori giapponesi che apprezzo davvero tanto, Mitsuru Adachi (o Adachi Mitsuru).

Il primo volume era carino, metteva in scena i personaggi e presentava uno snodo narrativo drammatico e interessante. Il secondo, a causa di uno stacco temporale molto netto, doveva reintrodurre i personaggi e quindi si poteva considerare un nuovo punto di partenza immediatamente dopo il precedente. In più, era infarcito del solito autoreferenzialismo di Adachi, che inizialmente diverte, ma alla lunga infastidisce (il primo capitolo del volume, però, da un punto di vista metafumettistico, è decisamente interessante).
Oggi invece ho letto il terzo numero di questa serie ottimamente confezionata dalla Flashbook e sono rimasto davvero (finalmente) molto soddisfatto. I personaggi finalmente cominciano a crescere e divenire familiari, mentre le vicende si fanno sempre più avvincenti e appassionanti. Nonostante, a uno sguardo superficiale, i manga di Adachi possano sembrare tutti molto simili tra loro, in realtà poco conta che a fare da sfondo ci siano quasi sempre il baseball, la scuola o altro, perché da una serie all'altra cambiano i personaggi e soprattutto gli intrecci che vengono intavolati tra di loro, sempre umani, mai banali.
Mi aspetto quindi molto dai prossimi numeri.
Tra l'altro Adachi sembra essere tornato di moda, se è vero che la Star Comics sta ristampando Short Program (raccolta di storie brevi) e la stessa Flashbook ha già annunciato per ottobre la pubblicazione di Katsu!, serie ambientata nel mondo del pugilato che, a detta di molti, è una delle migliori prodotte dall'autore nel corso della sua ormai lunga carriera.