mercoledì 30 maggio 2012

E' una questione di sobrietà

"Dedicheremo le sobrie celebrazioni del 2 giugno al ricordo delle vittime del terremoto di questi giorni, al dolore delle famiglie, alla sofferenza delle popolazioni colpite." Parola del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
D'accordo, è tardi per destinare alle zone terremotate dell'Emilia i soldi che ormai sono stati già destinati alla parata militare. Ed è anche vero che, soprattutto in questo clima di tensione politica e sociale, è importante ricordare e celebrare i valori alla base di una Repubblica sempre più tormentata. Però tra questi valori ce n'è anche uno statuito dall'articolo primo della nostra Costituzione: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro". 13 delle 17 vittime del terremoto sono operai morti sul luogo di lavoro nelle zone già colpite dal sisma del 20 maggio. Come sottolineato da più parti (e prendo in prestito in particolare le parole espresse da Ezio Mauro su Twitter), queste vittime "dormivano nelle auto, non potevano rientrare nelle loro case: ma sono tornati nei capannoni e sono morti lavorando." Sono da considerare quasi più vittime del lavoro che del terremoto (e l'ha sottolineato anche il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri, dicendo la prima cosa sensata da quando è in carica).
Proprio per questo, sarebbe stato forse più consono per Napolitano recarsi, senza ovviamente eccessivi clamori, ma con estrema sobrietà (proprio come piace a lui), nelle tendopoli del modenese, piuttosto che sfilare tra i militari in uniformi sfarzose. Ecco, questa sarebbe stata una vera celebrazione della nostra Repubblica, e un segno "della sua unità, della sua vitalità, della sua forza, della serenità e della fiducia con cui sta affrontando e affronterà le sfide che ha davanti a sé" (ancora parole del Presidente).


E il governo intanto che fa? Piuttosto che tagliare gli sprechi (tra cui anche i costi per il mantenimento e l'ostentazione di un sistema militare inutile), aggiunge accise sul costo della benzina. Nel caso che a qualche terremotato venga in mente di fuggire dal proprio orrore quotidiano in auto. Non sia mai!

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